I MONCALVO
ROMANZO
DI
Enrico Castelnuovo
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1913
—
Terza edizione.
PROPRIETÀ LETTERARIA
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Copyright by Fratelli Treves, 1908.
Tip. Fratelli Treves.
a Donna Vittoria Aganoor Pompilj.
In questo libro povero d'arte ma ricco di sincerità ho cercatodi ritrar qualche strano fenomeno della nostra vita contemporanea.E poichè il libro a Lei non dispiacque oso pregarladi accettarne la dedica, ben lieto che mi si offra l'opportunitàdi ravvicinar per un istante al mio nome il suo nomeillustre e di affermar pubblicamente il conto in cui tengo ilsuo ingegno, il suo animo, la sua preziosa amicizia.
Venezia, gennaio 1908.
Enrico Castelnuovo.
[1]
I MONCALVO
Arrivato a Roma la sera innanzi dopo un lungosoggiorno all'estero, Giorgio Moncalvo avevavoluto recarsi la mattina presto a Villa Borghese,ove lo chiamavano molti ricordi della suaadolescenza. Egli tornava da una grande metropoli,ricca di tutti gli agi della vita, di tuttele raffinatezze del gusto, di tutti gli strumentidel sapere, superba di recenti trofei, orgogliosadella sua civiltà prepotente e dominatrice; tornavada Berlino che a lui, spirito scientifico eindagatore, aveva offerto larghi mezzi di studioquali non può ancora offrire l'Italia. Eppure quest'Italia,non ricca, non vittoriosa, verso cui egliaveva rivolto i suoi passi con l'aria umiliata difiglio che quasi si vergogna della madre, quest'Italialo aveva riavvinto a sè fin dal momentoche, sboccando dalle gallerie del Gottardo,egli si era affacciato ai piani e ai laghi di Lombardia.[2]E di mano in mano ch'egli procedevanel suo viaggio lungo le coste del Mar Liguree del Tirreno, egli aveva sentito crescere in luie farsi sempre più caldo, più intenso l'amor dellapatria. Com'era bella la sua Italia in quello scorciod'ottobre! Là al Nord, dond'egli scendeva, eranoormai i segni precursori dell'inverno; già neiparchi lisciati e pettinati cadevano dai rami lefoglie rapite in giro dal vento; già ogni cosaintristiva nel cielo bigio, umido e freddo; quil'aspetto della natura accennava appena a unavoluttuosa stanchezza e l'estate pareva tuttaviaindugiarsi e sorridere attraverso il tepore dell'ariae la luce del sole.
Quest'impressione provava Giorgio Moncalvopercorrendo nell'ora mattutina i larghi viali diVilla Borghese, e fermandosi di tratto in trattoa guardar le praterie smaltate di fiori ove i cavallipascolavano liberi, e le grandi masse deglialberi che intrecciavano, senza confonderle, legradazioni infinite dei loro verdi; dal verde cupodel pino, al verde opaco della quercia, al verdetenero della robinia.
Pressocchè deserta quand'egli v'era entrato, laVilla andava a poco a poco animandosi.... Qualchecarrozza di forestieri ai quali il coc