SCRITTI POLITICI
DI
TERENZIO MAMIANI.
EDIZIONE ORDINATA DALL'AUTORE.
FIRENZE.
FELICE LE MONNIER.
—
1853.
[v]
Un obbligo mi corre di delicata onestà nel dar fuoriquesto primo Volume delle Opere dell'egregio TerenzioMamiani: ed è, che questo aver dato principio alla collezionedi esse dagli Scritti politici, è avvenuto controil primo concetto formatosi e contro la prima intenzionea me dichiarata dal medesimo Autore. Non già ch'egliprovasse pentimento nè alcuna vergogna delle opinioniche, secondo coscienza, aveva in quelli espresse o propugnate:ma pareva a lui, che quegli articoli ed opuscoli,la maggior parte improvvisati nei tumultuosi tempi checorsero in ispecie dal 1847 al 49, non fossero per la lorforma tali, di che la comune patria potesse in qualchemodo onorarsi, nè procederne verace incremento allafama che il dettatore di essi erasi con le altre sue produzionimeritata. Ed a me, d'altra parte, era avviso chequelle scritture già sparse dovessero e insieme raccogliersie riprodursi prima che maggiormente invecchiassero(per così parlare) le questioni che in quelle si agitano;ed anche perchè dal loro avvicinamento venissepiù compiuta e la generale idea di esse, e più sicuroil giudizio che il pubblico avrebbe dovuto pronunziarne.Sicchè, quando mi vidi al fine compiaciuto del graziosoassentimento di lui a questo mio desiderio, mi sentiipure compreso da un doppio affetto di gratitudine,parendomi che alla già usata cortesia di permettermila ristampa delle sue Opere, egli avesse come posto[vi]il colmo col farmi sagrifizio di quella sua particolareopinione.
Comechessia, essendomi venuto a notizia che il signorMamiani non ha interamente deposto gli scrupolia cui qui dianzi accennavasi; nè potendosi ormai soprattenereil divulgamento di questo Volume, ch'è giàin procinto di spedizione e da assaissimi richiesto; hostimato dicevol consiglio, a far piena fede dell'animodi lui, il produrre alcuni brani di una lettera ch'egliscrive intorno a ciò ad un suo quasi conterraneo edamico. «Temo e dubito forte di avere errato a cederealle iterate e cortesissime istanze del signor FeliceLe Monnier. Sónomi avveduto, rileggendo quelle miepovere filastrocche sbalzate fuori dall'occasione e dallanecessità, che io m'illudeva a sperare ch'elle facesserocenno a quella forma speciale di perfezione chel'Italia domanda oggi a' suoi scrittori politici.» — «Itempi non concedevano (ad Ugo Foscolo) di usareuno stile corretto e purgato; ma il vigore, l'affetto ela veemenza non possono venir superati. Io, invece,avevo dai tempi facoltà e modo di scrivere con rigordi grammatica e proprietà esatta di voci e di frasi.....Ma nemmeno questo pregio ò saputo ben conseguire,e m'accorgo di avere inciampato troppo spesso in neologismi,e adoperato una lingua nè schietta nè evidentenè sicura nè viva.» — «Neppure son tantoacerbo con me medesimo, che io non conosca lemolte e buone scuse che io ò della mia foggia discrivere. Tra l'altre, la novità della materia, l'averdovuto spesso parlare al popolo, l'esser vissuto inFrancia, tornato assai tardi agli studj della lingua;pressochè ogni cosa scritta come gittava la penna ec.»