LA
VITA ITALIANA
DURANTE LA
Rivoluzione francese e l'Impero
Conferenze tenute a Firenze nel 1896
DA
Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Anton Giulio Barrili, Vittorio Fiorini, GuidoPompilj, Francesco Nitti, E. Melchior de Vogüé, Ferdinando Martini, Ernesto Masi,Giuseppe Chiarini, Giovanni Pascoli, Adolfo Venturi, Enrico Panzacchi.
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1897.
PROPRIETÀ LETTERARIA
Riservati tutti i diritti.
Tip. Fratelli Treves.
Signore e Signori,
La rivoluzione francese, attraverso dieci annidi ruinose vicende, alternanti tra efferata anarchiae gloriosi eroismi, andò a finire, come tuttele rivoluzioni, che mai potranno essere istituzionipermanenti, in balia di un dittatore vittoriosoe imperioso.
Ma la nuova bandiera, sempre grondante sangue,o che facesse il giro del patibolo, o che dalManzanare al Reno volasse trionfale per la terra,o che precedesse fatidica Carnot o che seguissevindice Napoleone, ai popoli (perocchè ai re, enon a loro, secondo la sentenza di Danton, annunziavala guerra) doveva, con aperto contrasto,simboleggiare la libertà, la fraternità,l'eguaglianza.
Questi erano i principî della filosofia o, come[196]nel gergo di allora chiamavasi, della filantropia,predicata poi autentica genitrice di un commovimentosopra ogni altro di qualunque tempoprocelloso e memorabile. Moto che, impetuosamentescoppiando, parve inopinato e impreparato,mentre era lentamente cresciuto e rimastolatente per tutto un secolo, che Carlyle chiamòparalitico, ma fu il secolo delle idee e della gestazionedella democrazia. Moto che non potevaessere così subitaneo e accidentale se, cominciatoallora, non è ancora finito; se non solonelle istituzioni e nel pensiero se ne ritrovanotuttavia le reliquie non incenerite e la scintillanon spenta, ma si agitano altresì intorno ad essogiudizi e sentimenti così pugnacemente contrari,come, non i figli della rivoluzione, ma fossimoquasi i suoi contemporanei; e se celebrandonecento anni dopo, tra un misto di orgoglio e dirimpianto, di riconoscenza e di ribrezzo, di baldanzae di sconforto, il gran parentale, sentiamola verità della superba profezia di Barère, a cuisul campo di Valmy faceva eco il sommo Goethe,che da quel giorno ricominciava la storia delmondo.
“En fait d'histoire il vaut mieux continuerque recommencer„, dice Taine, ma questa voltaciò che si andava disfacendo in un corrompimentosenile era tutto un organismo civile e[197]politico, il quale non poteva più reggersi senzacorreggersi, doveva o trasformarsi dalle viscereo sprofondare.
E sebbene alcuni scrittori timidi e pacifici,fra gli altri il nostro Manzoni, sostengano chequel rivolgimento, mosso e alimentato da unospirito riformatore, avrebbe non solo potuto, madovuto, non tralignare in rivoluziona