ROMA
TIPO-LITOGRAFIA DEL GENIO CIVILE
1904
Era il mese di aprile, e notizia giungeva chein Sicilia si combatteva per scuotere il giogoborbonico e per la libertà. Già Francesco Crispi,anima della parte più avanzata degli esuli siciliani,presi accordi con Mazzini e col dittatoreFarini, che pure era sempre inclinato a tuttigli ardimenti per l'unificazione della patria, siera arrischiato a recarsi nascostamente in Siciliaper dare anima e forza all'insurrezione; i patriotis'intesero e la sollevazione dell'isola, chele brutalità del governo borbonico avevano resafremente di libertà, fu deliberata.—Si decise[4]di fare del Convento della Gancia la base dioperazione della rivoluzione; e così fu. All'albadel 4 aprile, il suono delle campane a stormochiamava all'armi la città di Palermo. Alla testadegli animosi, che dovevano cominciare il fuoco,era il popolano Francesco Riso, anima di patriotae di eroe.
Fatalmente, come avviene sempre nelle cospirazioni,vi fu il delatore, che informò il Maniscalco,il quale nella notte fatti occuparetutti gli sbocchi che portavano al Convento, sitenne preparato per soffocare nel sangue lasommossa popolare.
Al suono delle campane fu pronto il Risoad uscire dal Convento, e furono pronte altresquadre per sostenerlo. Ma sopraffatti dalle soldatescheborboniche che sbucavano da ogniparte, furono ben presto accerchiati e risospintinel Convento, ove i prodi difensori venderonocara la loro vita; assieme coi trucidati cadderoda eroi il Riso ed il Padre Angelo di MonteMaggiore.
Anche le bande armate, che secondo gli accordida ogni parte si erano accostate ai sobborghied alle porte della città, dovettero ritirarsi[5]ai monti non essendo più sostenute dallainsurrezione interna; ma la rivolta non eravinta perchè le squadre non si sgomentaronoe non si sciolsero, ma si mantennero nelle altureresistendo agli attacchi.
Al generale Garibaldi furono resi noti questifatti; ma in seguito le notizie giungevano troppoincerte: quali dicevano che anche gli insortidelle campagne erano stati domati; quali inveceaffermavano che essi mantenevano coraggiosamentevivo il fuoco dell'insurrezione, dando filoda torcere alle truppe borboniche.
Bisognava accertarsi del vero stato delle cosedell'Isola, e Rosolino Pilo e Corrao, cari patriotisiciliani, si presero l'impegno di sfidare il pericolodi recarsi in Sicilia per abboccarsi cogliinsorti, infondere in essi nuova lena per la resistenzae mandare informazioni. A tale uopoGaribaldi consegnava loro una lettera con caldoappello ai patrioti siciliani.
Intanto anche Nicola Fabrizi, grande patriota,mandava da Malta a Crispi non liete novellesull'insurrezione siciliana. Ma Crispi che voleva[6]far decidere risolutamente Garibaldi alla spedizione,faceva sapere a modo suo che le notizieerano buone.
I più decisi erano Crispi, Bertani, Bixio; StefanoTürr