E-text prepared by Braidense, Carlo Traverso, Claudio Paganelli,
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MILANO
E. TREVES & C. EDITORI
Tip. Internazionale.
Voi mi chiedeste alcuni anni or sonoil permesso di far pubblica per le stampe,in forma di romanzo, la narrazione cheio vi ho fatto al focolare della vostra casanatale. Un riguardo ad una persona vivente,mi ha obbligato a rispondervi negativamente.
Quella persona è spirata un mese fatra le mie braccia, dopo quaranta anniche era morta alla speranza ed all'amore.
Sento che i momenti che rimangono ame non saranno molti, nè amari.
Voi, giovine e vigoroso, rammentandotalvolta il vostro vecchio amico, serbategelosamente il consiglio che vi dà la vecchiezza:amate e benedite.
GIORGIO.
Ritorno col pensiero ad un tempo moltolontano, io non aveva compiuto ancora itredici anni, e le camerate del collegio diB** m'avevano accolto da pochi giorni inmezzo ad una nidiata di vispi fanciulletti.Ve n'erano di grandicelli, ma la più parteerano più piccini di me; così che nel primogiorno che io vi era entrato, la mia comparsaera stata causa di molte gare fra imiei nuovi compagni. E l'uno cercava guadagnarsila mia amicizia facendo pompa delsuo coraggio, e l'altro coll'astuzia delle suegherminelle. Solo i più maturi se ne stavanoritrosi, temendo in me un rivale pericoloso.
Il collegio è un'immagine viva della società--volgodi plaudenti e d'ammiratorida un lato; e un branco di autocrati, semprerissosi fra di loro, che si contendonole bricciole dell'adulazione. Se non che làdove nella vita delle grandi città veggiamol'astuzia e la fortuna in trionfo, e la povertàe la virtù divorare nel segreto le lorolagrime, nei collegi invece si bada aglianni. Così la gerarchia è stabilita sulle sicurebasi dell'eguaglianza; però che ognunosa che alla sua volta sarà anch'egli il despota,e che non gli sarà frodata la suaparte di regno.
E so d'aver provato più volte io stessoquesto sentimento di compiacenza, e d'essermidomandato più tardi senza frutto laragione di quell'intenso desiderio di crescereche ci fa precorrere nei primi annila tribolata carriera della vita.
Fu in quel luogo che io conobbi Raimondo.
Da principio la sua mestizia, e l'abitualesuo starsene solo e taciturno erami sembratoindizio d'alterigia; e poi che io nonvoleva essere il primo ad accostarmi a lui,sebbene una irresistibile attrazione mi spingessea farlo, stetti gran tempo senza rivolgerglila parola. Ma in segreto io mistruggeva di diventargli amico, e cercavaogni modo per essergli vicino, per vederlo,per essere da lui veduto.
Il suo contegno aveagli procurato moltiodii--a quell'età si odia, si sa odiare--peròi più robusti dei suoi compagni lo temevano,non ch'egli fosse dotato di maggiorforza, ma per quella natura ferma edimpassibile che faceva paurosi i più gagliardi.
Avevamo nella nostra camerata una speciedi sorvegliante, un pretocolo sui 28 anni,il quale aveva preso a trattare bruscamenteRaimondo; nè mai avvenne che questi sene lamentasse. A poco a poco anche DonGiuseppe (così veniva chiamato il sorvegliante)avea subito il predominio dellaenergica fermezza di Raimondo; e se neinviperiva ogni dì più; così colla stizzacres